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L'allattamento è la naturale prosecuzione della gravidanza. Allattare al seno comporta innumerevoli benefici per il bambino: soddisfa tutti i fabbisogni nutrizionali dei primi mesi di vita, rinforza le difese immunitarie, prevenendo le infezioni e favorisce lo sviluppo di microorganismi intestinali "protettivi". Normalmente il bambino deve nutrirsi esclusivamente di latte materno per i primi sei mesi di vita, a seguito dei quali comincia lo svezzamento (o alimentazione complementare).
Se per qualsiasi ragione non è possibile garantire abbastanza latte per tutto questo periodo sarà quindi opportuno rivolgersi al pediatra e solo in seguito alle sue raccomandazioni integrare l'alimentazione del bimbo con prodotti specifici (latti in formula) da aggiungere o sostituire al latte della madre, fino allo svezzamento. In passato si riteneva che un'esposizione troppo precoce agli alimenti solidi fosse un fattore di rischio per l'insorgenza di allergie: la strategia migliore per la protezione dal rischio di allergie è quella di continuare l'allattamento al seno durante l'introduzione degli alimenti complementari. Il suggerimento di ritardare l'introduzione di cibi solidi oltre i sei mesi (ad esempio si consigliava di non introdurre l'uovo prima dei 9 mesi) non sembra conferire benefici preventivi. E questo è vero sia nei bambini a rischio (ossia con un parente di primo grado allergico), che in quelli senza alcun rischio. L'esposizione precoce (sotto l'anno di vita) al latte vaccino è sconsigliata per molte ragioni, ma non per il rischio di allergia. Per quanto riguarda l'assunzione di uovo e pesce, le attuali raccomandazioni nutrizionali internazionali suggeriscono di non ritardarne l'introduzione dopo i 9 mesi, ma anzi di promuoverne attivamente l'assunzione entro breve tempo dall'introduzione dei cibi solidi, preferibilmente quando il bambino è ancora allattato al seno.
Bisogna evitare di bere alcolici, oltre che durante la gravidanza, anche durante tutto il periodo dell'allattamento, perché l'alcol bevuto dalla madre passa nel latte. Comunque, ferma restando la raccomandazione a non consumare bevande alcoliche durante l'allattamento, dobbiamo tenere conto dell'estrema importanza dell'allattamento al seno, per cui si invitano le mamme a non interromperlo in caso di occasionale consumo di 1 unità alcolica (1 bicchiere di vino o 1 lattina di birra).
Le avvertenze internazionali su questa materia indicano che è possibile allattare distanziando la poppata di almeno 3-4 ore dall'assunzione di alcol. In tema di bevande alcoliche va sfatato un mito ancora molto comune nell'immaginario popolare: il consumo di birra non determina una migliore performance della lattazione, anzi al contrario, determina una riduzione della produzione di latte, per cui il lattante ha minori disponibilità alimentari nelle 3-4 ore successive al consumo di birra (o altri alcolici) da parte della madre.
Anche la nicotina riduce la produzione di latte; può inoltre causare irritabilità e rallentamento della crescita. Vanno inoltre ridotte le bevande che contengono sostanze eccitanti come tè, caffè, cacao e bevande a base di cola, che possono avere ripercussioni sgradite sull'umore del bambino. Non è vero che bisogna bere grandi quantità di latte perché "più latte si beve e più se ne produce": non c'è nessun meccanismo biologico che possa spiegare questa credenza popolare. Latte e latticini devono essere presenti nella dieta della nutrice nella stessa quantità consigliata per la donna che non allatta; vanno evitati eccessi di assunzione che non servono e possono determinare uno squilibrio della dieta.
L'argomento dei cibi che possono provocare coliche nel lattante (crucifere, come broccoli, cavolfiori e similari, latte vaccino, cipolle, cioccolato, ecc.) è molto dibattuto e dispone di poche indicazioni basate su evidenze scientifiche. In questi casi il buon senso ci dice che è meglio evitare il "fai da te" e avere un atteggiamento prudenziale, senza togliere alimenti perché si pensa (o si è letto su internet, o si è sentito dire) che possano causare coliche. Per cui evitiamo di escludere alimenti senza confronto con il pediatra.
Un'alimentazione varia della gestante e della nutrice rappresenta un valore aggiunto anche per favorire nel bambino l'apprendimento di nuovi sapori. Infatti, i primi "assaggi" di sapori diversi avvengono fin dalla gravidanza, durante la quale il feto "sente" il sapore del liquido amniotico che è fortemente influenzato dalla dieta della mamma. In questo caso tanti sapori e aromi diversi faranno sì che da subito il bambino si adatti alla variabilità dei gusti. Ovviamente questo effetto è ancora più accentuato con l'allattamento al seno, poiché il latte materno è veicolo di sostanze che impartiscono gusti/aromi al latte, tanto più variabili quanto più varia è la dieta della nutrice.
Questa varietà di sapori/odori, che è bene sia più ampia e precoce possibile, prepara e aiuta il bambino ad accettare i nuovi alimenti con maggiore facilità durante l'alimentazione complementare. L'esperienza di sapori e odori diversi che il lattante prova attraverso il consumo di latte materno è uno degli innumerevoli vantaggi dell'allattamento al seno e non può avvenire ovviamente se il bambino è invece allattato con il latte formula.
I bambini allattati al seno sono meno esigenti, o "difficili" nelle scelte alimentari e più predisposti a provare nuovi alimenti (minore neofobia alimentare), caratteristiche che vengono mantenute anche nell'età scolare e che sono ascrivibili proprio alla precoce varietà di esperienze di sapore attraverso il latte materno.
Il consumo frequente da parte della mamma di frutta e verdura porta il neonato ad accogliere meglio questi sapori quando cominciano le prime pappe. Per cui quello che si diceva un tempo, ossia di limitare il consumo di alimenti come asparagi, aglio, cipolle, cavoli, mandorle amare e di spezie per evitare che il latte abbia odori o sapori che possono risultare sgraditi al lattante, non solo non è vero, ma anzi causerebbe una monotonia di sapori che oggi viene considerata negativa. Anche la preferenza per il salato si sviluppa presto, quindi è bene che la dieta della nutrice sia povera di sale: questo fa in ogni caso bene sia alla mamma che al lattante.
Se leggi la scheda con attenzione, imparerai tutto quello che è veramente importante sapere su questo argomento... e solo quello :)